Card. Pizzaballa: la Terra Santa al Meeting di Rimini
20 agosto 2024
Al 45 Meeting C.L. di Rimini, intervento inaugurale con tema "Una presenza per la pace" e al centro la Terra Santa e l'intervista con il Patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa. Proponiamo alcuni contenuti dell'intervento e a seguire alcune riflessioni rilasciate ai Media Vaticani.
Il Cardinale è stato molto schietto, come esige il momento: concretezza. Ha ricostruito i suoi 35 anni di vita in Terra Santa e la crescita nel dialogo interreligioso. "Siamo in un momento decisivo, dirimente" - afferma il Cardinale - "La guerra finirà, spero che con i negoziati si risolva qualcosa anche se ho i miei dubbi, ma è l'ultimo treno". E prosegue: "Il linguaggio di rifiuto l'uno dell'altro è diventato materia quotidiana che si respira nei media ed è qualcosa di veramente drammatico.." Sarà necessario l'impegno di tutti per ricostruire il futuro.
"Nessuno è in attesa che la comunità cristiana faccia qualcosa e risolva i problemi" - ha detto il Cardinale - "Politicamente siamo più o meno irrilevanti, se lo posso dire: questo forse farà arrabbiare qualcuno, ma è così. La prima cosa è stare lì, esserci! Non cadere della tentazione di volere per forza avere un ruolo
dentro questa situazione, ma essere capaci di dire una parola. Innanzitutto, sostenere la propria comunità e incoraggiare. Ed essere presenti: non possiamo risolvere tutti i problemi però dobbiamo essere presenti. Possiamo dire una parola di verità, che non sia su quello che sta accadendo ma una parola in cui la gente si possa riconoscere, senza però diventare parte di uno scontro”.
E una testimonianza: l'incontro con una ragazza ebraica che gli chiede della resurrezione... "Alla mia risposta lei non capisce, ho capito dal suo sguardo che non aveva capito nulla e si lasciamo così... e questo è stato per me un tarlo che mi ha rotto. Non sono stato capace di spiegare la resurrezione... Però quella ragazza ebrea che non crede in Cristo mi ha restituito un aspetto della mia fede alla quale non mi ero accostato con pianezza, la resurrezione, e lì capisci che la resurrezione non si spiega, la resurrezione si incontra nei vangeli... Non trovi la descrizione della resurrezione ma è un incontro, incontro con il Risorto. Ecco, per me questo è l'incontro tra persone, che hanno un'esperienza di fede anche diversa ma che, una volta condivisa, ti aiuta a illuminare in maniera più completa quello che sei tu, oltre che a conoscere l'altro meglio. Ed è un'esperienza di cui abbiamo estremamente bisogno."
In precedenza ai Media Vaticani si era espresso su due questioni che attualmente in Terra Santa latitano: SPERANZA e PACE.
"Non bisogna confondere il significato delle parole... SPERANZA non significa pensare che andrà tutto bene ed essere positivi e pensare che le cose stanno per finire. Bisogna sempre essere radicati nella concretezza della vita e le prospettive a breve medio termine non sono purtroppo così positive... La speranza dunque non può venire da fuori, in grandi cambiamenti.
La speranza è innanzitutto un atteggiamento personale interiore che ti rende capace di vedere con gli occhi dello spirito, gli occhi della coscienza, quello che gli occhi umani non riescono a vedere e cercare di realizzarlo...
poi ci sono le piccole speranze: se le grandi istituzioni in questo momento sono paralizzate, nel territorio ci sono persone, organizzazioni, che non si arrendono a questa situazione e si impegnano per aiutare e sostenere, ma anche semplicemente essere vicine. Queste ti fanno capire che non tutto il territorio è inquinato e che c'è ancora qualcuno con il quale si può lavorare, si può parlare".
"Parlare di PACE in questo momento è un po' come battere l'aria... La pace ha bisogno di fiducia tra le parti, desiderio di fare i conti con l'altro, cosa che in questo momento non esiste... In questo momento bisogna lavorare per il <cessare il fuoco> per poi cominciare quel lungo percorso di guarigione che porti alla pace. La strada c'è, quello che manca è il desiderio di intraprendere quel percorso, quanto meno a livello istituzionale. Questo richiederà tempo, richiederà leadership sia politica che religiosa, che in questo momento è un po' in crisi, ma non bisogna mai rinunciare. Bisogna fare tutto il possibile per avviare questi percorsi." Proseguendo ha aggiunto: "Confondere la pace con la vittoria è un grande equivoco... la pace è prendere coscienza che con l'latro devo fare i conti..."
Come ognuno di noi può contribuire? "La pace è una cultura, non è qualcosa che uno deve fare... una cultura dove la politica, la religione, la formazione, i media, hanno un ruolo importante... e in questo mondo globalizzato il contributo di ciascuno è importante perché se una cultura, un atteggiamento, questo nasce ovunque e da chiunque."