San Girolamo, asceta di Betlemme

15 novembre 2020

Ci rechiamo idealmente in Terra Santa in occasione dei 1600 anni della morte di San Girolamo, Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia. Sono state varie le celebrazioni per ricordarlo, segno che questa figura, per quanto austera, suscita ancora molto interesse. La Bibbia l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il carattere difficile e focoso. Ed è  Betlemme che trascorse molti anni della sua vita fino alla morte il 30 settembre 419/420.

Durante l’Udienza generale del novembre 2007, Papa Benedetto XVI lo ricordava come esempio. Riportiamo un sunto del testo:

“Girolamo nacque a Stridone verso il 347 da una famiglia cristiana, che gli assicurò un’accurata formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi. Da giovane sentì l'attrattiva della vita mondana, ma prevalse in lui il desiderio e l'interesse per la religione cristiana. Ricevuto il battesimo verso il 366, si orientò alla vita ascetica e, recatosi ad Aquileia, si inserì in un gruppo di ferventi cristiani, da lui definito quasi «un coro di beati» riunito attorno al Vescovo Valeriano. Partì poi per l'Oriente e visse da eremita nel deserto di Calcide, a sud di Aleppo. Dedicandosi seriamente agli studi. Perfezionò la sua conoscenza del greco.

Nel 382 si trasferì a Roma:

qui il Papa Damaso, conoscendo la sua fama di asceta e la sua competenza di studioso, lo assunse come segretario e consigliere; lo incoraggiò a intraprendere una nuova traduzione latina dei testi biblici per motivi pastorali e culturali. Alcune persone dell’aristocrazia romana, soprattutto nobildonne come Paola, Marcella, Asella, Lea ed altre. lo scelsero come loro guida spirituale e maestro nell’approccio metodico ai testi sacri. Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, testimone della vita terrena di Cristo, poi in Egitto.

Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare». A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un'intensa attività, accogliendo con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419/420.

Dice San Girolamo: "Ignorare le Scritture è ignorare Cristo". Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve sempre avere due dimensioni: da una parte, dev'essere un dialogo realmente personale e dall’altro è anche una Parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa. Perciò dobbiamo leggerla in comunione con la Chiesa viva. Il luogo privilegiato della lettura e dell'ascolto della Parola di Dio è la liturgia, nella quale, celebrando la Parola e rendendo presente nel Sacramento il Corpo di Cristo, attualizziamo la Parola nella nostra vita e la rendiamo presente tra noi. E così concludo con una parola di San Girolamo a San Paolino di Nola. In essa il grande Esegeta esprime proprio questa realtà, che cioè nella Parola di Dio riceviamo l'eternità, la vita eterna. Dice San Girolamo: «Cerchiamo di imparare sulla terra quelle verità la cui consistenza persisterà anche nel cielo» (Ep. 53,10).”


Chi è stato a Betlemme si è reso conto che le grotte di San Girolamo, sono adiacenti alla Basilica Costantiniana e alla cripta della Grotta della Natività, dove il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Fanno parte di un’unica rete di diverse grotte e cisterne che col tempo sono state divise con murature. Ecco quindi che per scendere alla Grotta della Natività si scende dalla Basilica ma per raggiungere le altre grotte si scende dalla adiacente Chiesa di Santa Caterina.

Anche se nessun testo dei Vangeli fa menzione esplicita della collocazione della grotta della Natività, la pietà popolare la identifica per certo, “ al punto che persino quelli al di fuori della nostra fede lo sanno Gesù è nato in questa grotta ”, ha scritto Origene intorno al 215. Accanto al luogo della nascita vi è l’altare a ricordo dei Magi che da oriente vennero a Betlemme guidati dalla stella.

 

Il territorio di Betlemme è stato occupato dal III millennio a.C. e queste grotte furono utilizzate come rifugi naturali. San Girolamo si trasferì a Betlemme nel 384. La basilica viene consacrata il 31 maggio 339. Le varie grotte sottostanti la chiesa di Santa Caterina sono state adibite a varie cappelle: la prima entrando è dedicata a San Giuseppe  a ricordo del sogno che lo spinse a recarsi in Egitto, con Maria e il bambino per fuggire da Erode. La vicina cappella è dedicata ai Santi Innocenti, i piccoli martiri uccisi dalla follia erodiana.

Altre stanze adiacenti servirono da sepolcro a Girolamo, alla patrizia Paola e a sua figlia Eustoquio e a  Eusebio da Cremona, successore di Girolamo.

In un angolo, infine, quella che fu la cella di San Girolamo, dove condusse la sua avita ascetica e si dedicò agli studi e alle traduzioni.

 

Le reliquie di Girolamo sono state traslate nel medioevo a Roma nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, ma è qui, a Betlemme che si ricorda il grande lavoro svolto nella sua vita.