Luoghi di Terra Santa: Meghiddo, Armaghedon dell'Apocalisse
04 settembre 2017
Dopo Bet Shean, "visitiamo" un altro sito della Terra Santa che ha avuto e avrà, secondo l'Apocalisse di Giovanni, un grande ruolo strategico nella storia d'Israele.
Il suggestivo Tell el-Mutesellim (=collina di Meghiddo) misura poco più di 4 ettari e mezzo. È stato scavato per la prima volta nel 1905 e ha rilevato una ventina di livelli di insediamenti susseguitisi nei vari secoli. I primi insediamenti risalgono al 4000 a.C. e risultano tracce fino al 300 a.C. La più importante scoperta è relativa ad un piccolo santuario cananeo risalente al 2000 a.C.
Gli egiziani la conquistarono con Tutmosis III che ha lasciato la seguente iscrizione nel tempio di Karnak: “La conquista di Meghiddo è la conquista di mille città”.
Ci troviamo a 90 km a nord di Gerusalemme. La città-fortezza sorgeva su una zona strategica: controllava il valico principale, che unisce le montagne costiere con la fertile terra di Izreel (la pianura di Esdrelon, detta anche “pianura della valle di Meghiddo”), e verso sud la “via Maris”. I documenti secolari rivelano che la strada era importante sotto il profilo commerciale ma anche dal punto di vista militare, raccordo ideale tra est e ovest, punto di passaggio di molti eserciti e zona di intensi scontri per la sua conquista. Sulla stessa strada troviamo, a ovest, sulla costa, Cesarea Marittima e all'estremo est, Bet Shean – Sinthopolis.
Anche nella storia biblica emerge l’importanza di Meghiddo: vi morì Acazia re di Giuda, dopo essere stato ferito mortalmente nelle vicinanze di Ibleam per ordine di Ieu (2Re 9:27). A Meghiddo venne ferito mortalmente Giosia re di Giuda che voleva intercettare l’esercito egiziano comandato dal faraone Necao diretto ad aiutare gli assiri presso il fiume Eufrate. — (2Re 23:29, 30; 2Cr 35:22).
2Re 23, 29-30: 29 Durante il suo regno, il faraone Necao re di Egitto si mosse per soccorrere il re d'Assiria sul fiume Eufrate. Il re Giosia gli andò incontro, ma Necao l'uccise in Meghiddo al primo urto. 30 I suoi ufficiali portarono su un carro il morto da Meghiddo a Gerusalemme e lo seppellirono nel suo sepolcro. Il popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia, lo unse e lo proclamò re al posto di suo padre.
Nella ripartizione del paese, Meghiddo, pur trovandosi nel territorio di Issacar, diventò un’enclave appartenente alla tribù di Manasse. (Gs 17:11; 1Cr 7:29). Durante il periodo dei Giudici, Manasse non fu comunque in grado di scacciare i cananei da questa roccaforte. E anche quando Israele si rafforzò, ottenne solo che gli abitanti di questa città venissero reclutati per i lavori forzati. — (Gdc 1:27, 28).
Gs 17, 5-13: 5Toccarono così dieci parti a Manàsse, oltre il paese di Gàlaad e di Basan che è oltre il Giordano, 6poiché le figlie di Manàsse ebbero un'eredità in mezzo ai figli di lui. Il paese di Gàlaad fu per gli altri figli di Manàsse. 7Il confine di Manàsse era dal lato di Aser, Micmetat, situata di fronte a Sichem, poi il confine girava a destra verso Iasib alla fonte di Tappuach. A Manàsse apparteneva il territorio di Tappuach, mentre Tappuach, al confine di Manàsse, era dei figli di Efraim. 9Quindi la frontiera scendeva al torrente Kana. A sud del torrente vi erano le città di Efraim, oltre quelle che Efraim possedeva in mezzo alle città di Manàsse.
Il territorio di Manàsse era a nord del torrente e faceva capo al mare. 10Il territorio a sud era di Efraim, a nord era di Manàsse e suo confine era il mare. Con Aser erano contigui a nord e con Issacar ad est. 11 Inoltre in Issacar e in Aser appartenevano a Manàsse: Bet-Sean e i suoi villaggi, Ibleàm e i suoi villaggi, gli abitanti di Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di En-Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di Taanach e i suoi villaggi, gli abitanti di Meghiddo e i suoi villaggi, un terzo della regione collinosa.
12Non poterono però i figli di Manàsse impadronirsi di queste città e il Cananeo continuò ad abitare in questa regione. 13Poi, quando gli Israeliti divennero forti, costrinsero il Cananeo ai lavori forzati, ma non lo spodestarono del tutto.
Non è certo quando gli israeliti riuscirono a conquistarla, ma nel X sec a.C. Salomone aveva il controllo della città, impegnato in una complessa opera di restauro e fortificazione.
1Re 9,15-19: 15 Questa è l'occasione del lavoro forzato che reclutò il re Salomone per costruire il tempio, la reggia, il Millo, le mura di Gerusalemme, Cazor, Meghiddo, Ghezer. 16 Il faraone, re d'Egitto, con una spedizione aveva preso Ghezer, l'aveva data alle fiamme, aveva ucciso i Cananei che abitavano nella città e poi l'aveva assegnata in dote alla figlia, moglie di Salomone. 17 Salomone riedificò Ghezer, Bet-Coròn inferiore, 18 Baalat, Tamàr nel deserto del paese 19 e tutte le città di rifornimento che gli appartenevano, le città per i suoi carri, quelle per i suoi cavalli e quanto Salomone aveva voluto costruire in Gerusalemme, nel Libano e in tutto il territorio del suo dominio.
A Meghiddo gli archeologi hanno rinvenuto dei resti rilevanti che alcuni studiosi (ma non tutti) ritengono fossero stalle in grado di accogliere ben 450 cavalli. In un primo tempo queste strutture vennero fatte risalire al tempo di Salomone, ma successivamente venne attribuito loro una costruzione più tarda, forse del periodo del re Acab.
Meghiddo: Armaghedon dell'Apocalisse di Giovanni
Il termine Armagheddon compare una sola volta nella Bibbia, in Apocalisse 16:16: "16 E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn."
Viene qui indicato il luogo della battaglia finale al culmine di una serie di eventi catastrofici che fanno da preludio al giudizio finale di Dio.
Nel libro di Zaccaria la grafia ebraica del nome della città è leggermente diversa: invece della grafia convenzionale, Meghiddòh, ricorre Meghiddòhn.
Quindi con la grafia HAR-MAGHEDON potremmo tradurre il passo in: "16 E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Har-Maghedon", cioè “Monte di Meghiddo”
Letteralmente sembra non sia mai esistito un luogo chiamato “Monte di Meghiddo” né ai tempi dell'apostolo Giovanni quando scrisse il testo né in precedenza. Quindi l'importanza attribuita deve dipendere dagli avvenimenti associati con l’antica città di Meghiddo e i suoi trascorsi di luogo dove avvennero ripetute battaglie cruente.
Nel testo dell’Apocalisse non è descritta una battaglia tra le forze del bene e quelle del male. Gesù Cristo offrendo la sua vita in croce, ha già distrutto il male per sempre. Lo stesso testo lo afferma al versetto seguente: dopo aver evocato Armagedon, aggiunge: «È fatto!».